lunedì 11 agosto 2008

Nessuno ha visto il tempo

Sonja Danowski, la vincitrice del Young Illustrator Award 2007 ci parla dell’illustrazione, dell’arte del libro e di strutture analoghe.


Ciao Sonja! Tutto a posto a Regensburg?

Sì, tanti saluti dalla Baviera. Come va a Berlino ?

Mi pongo delle domande per esempio se guardo il libro che ci hai appena mandato: 30 x 50 cm, quasi un foliant! Perchè si fanno dei libri cosi complessi? I soldi non possono essere la ragione…

I libri complessi hanno bisogno di molto tempo ed è precisamente quello che rende i libri affascinanti. Non avevo l’impressione di dovermi prendere tempo per il mio progetto, ho semplicemente investito il tempo nel libro. E un buon investimento: un libro e le immagini che contiene restano a me ed a altri.

Molti dicono che l’arte del libro sia morta. No è quasi più insegnate alle università. Perchè, secondo te, vale la pena «mantenere in vita» il libro nel segno artistico?

I libri lasciano molto spazio. Sè li consideriamo da più vicino le pagine stampate creano delle immagini del pensiero tredimensionali. Questo ha del senso. Secondo me, l’arte del libro comincia dove all’interno esiste o nasce qualcosa. Un libro artistico condivide il suo interno con il lettore che guarda o lo spettatore che legge, affinchè questo possa scogliere i suoi pensieri da collegamenti statici.

Come si può sviluppare l’arte del libro? Viviamo nel 2008 e non più ai tempi di Henry van de Velde, il quale, per quanto mi ricordi, on ha solamente inventato l’Art nouveau, ma ha ugualmente rivoluzionato l’arte della legatura dei libri…




Anchè sè nell’evoluzione formale, per esempio nell’arte della legatura, è già stato fatto molto, per quel che riguarda il contenuto si può ancora fare molto. Io vedo il futuro del libro (del libro come opera d’arte!) in uno spazio più largo e dinamico. Le illustrazioni sono più generose dei testi, possono essere lette da sotto a sopra, da sinistra a destra, dal centro all’esterno, come una singola o una serie di immagini. La cronologia della percezione resta indefinita e questo rende il tutto particolarmente dinamico.

Allora in fondo l’evoluzione formale non svolge più un ruolo cosi importante?

No, e questo non è neanche determinante. Secondo me non è il mezzo che si occupa dell’evoluzione, ma il contenuto. I mezzi sono contenitori per dati ed assorbono un volume specifico di contenuto. Specialmente un libro non è solo, il suo carattere viene modellato dai mezzi del testo e dell’immagine. I testi a loro volta contengono lettere, le immagini sono definite dalla forma ed il colore. Nè risultano vari strati che danno delle possibilità di variazione indefinibili. Nell’arte del libro sono precisamente queste variazioni ad essere importanti perchè danno nuovi risultati secondo il rapporto dei mezzi. Le illustrazioni sono classiche ed il mezzo in sè non è nuovo, però questo non vale per i soggetti, i caratteri mostrati ed i luoghi, per i colori combinati e le strutture. A volte si scoprono nuovi sentieri particolarmente in soggetti e parole di tutti i giorni che non percepiamo più a causa della loro presupposta presenza naturale.

La forma del libro corrisponde in molti punti di vista alla nostra percezione del presente, il passato sparisce appena svoltiamo la pagina e resta nei pensieri, il futuro resta da scoprire nelle prossime pagine. Inoltre il libro si può aprire a piacere in ogni momento ed in ogni punto, il libro è un archivio sempre presente.

Qui è l’importanza del contenuto. Quello che è stato letto e visto influenza il punto di vista anche al di fuori del libro, questo forse non è niente di nuovo, però resta innovativo, perchè allarga l’orizonte.



Nel tuo libro «Nebelnudeln» (Pasta di nebbia) che ho davanti costruisci a partire dal ritratto di un vecchio un osservazione sul tempo. O meglio la percezione del tempo.

Il mio libro «Nebelnudeln» mostra delle parti della collezione di un archivista analogo – Ernesto. Ernesto è un mercante simpatico di legumi e frutta di origine italiana. Ernesto ama molte cose particolarmente le vitrine, il gelato italiano, i clienti che amano il cibo crudo, il tempo delle lumache, i cani e la pasta.




Ernesto ha una qualità particolare: è un archivista analogo e ordina le cose all’infinito una vicino all’altra. A prima vista può sembrare noioso, ma Ernesto è bravo nelle combinazioni ed è un bravo regista o forse meglio ordina bene i suoi requisiti.

Ed in questo modo struttura nuovamente la sua propia percezione del tempo?

La memoria degli uomini ordina i ricordi in modo cronologico e non è strano che molto si perde dato che gli elementi vengono intassati da quelli nuovi e con il tempo perdono la loro presenza o l’importanza.

Al contrario Ernesto crea con il suo archivio dei sistemi di ordine analogo con carattere dinamico. Nel momento in quale gli oggetti vengono archiviati perdono il collegamento con il tempo, diventano degli elementi liberi, sempre presenti, da poter combinare a piacere ed utilizzare ad ogni momento.

Il disegno ha in questo contesto anche un vantaggio determinante verso altre forme di rappresentazione, come il testo literario o la fotografia, no?

Chiaro, i disegni hanno una struttura analoga, mi permettono di combinare gli oggetti diversi e sono aperti per ogni elemento. I mondi disegnati non sono legati ad un tempo, ma nello stesso momento sono omnipresenti. Le illustrazioni non vogliono corrispondere alla realtà (come la fotografia), ma possono lo stesso sembrare reali. Appena avevo trovato una combinazione di immagini interessante ho rimpiazato i singoli elementi con delle immagini simili, analoghe, ho cambiato uccelli con gatti, donne con uomini, uomini con i capelli bianchi con cani o delle mele Granny Smith con radicchio.

La percezione cronologica definisce elementi singoli in relazione ad altri. Appartiene insieme quello che viene percepito insieme. La cronologia ed i punti di rifermento sono statici e creano un irarchia tra le immagini. La percezione non cronologica invece dà la stessa attenzione ad ogni immagine, le definisce come singoli elementi, li rende liberi nello spazio e non fà sparire niento con il tempo.





Le strutture analoghe non hanno un’irarchia cronologica. Nella mia scelta delle immagini e dei testi non ho seguito dei parametri stretti, invece mi sono fatta trasportare dagli oggetti che sono appariti ed ho lasciato aperte tutte le possibilità per la continuazione delle immagini e dei testi. Il risultato è una collezione d’oggetti illustrata con 289 disegni in aquarello e con un testo accompagnante. Il tutto lo ho archiviato in un grande libro.

   

1 commento:

Claudia...lasciala stare!! ha detto...

illustrazioni meravigliose.....veramente.....complimenti! ^^