venerdì 8 agosto 2008

Retro-futurismo semi utopico

Una visita dello studio di Roman Bittner. Accenni a Eboy, Mies e Hergé




Ciao Roman. Per il momento vediamo solamente una nuova opera all'anno. Cosa c'è?

Bè, fin'ora sono sempre riuscito a produrre due opere all'anno. Quest'anno però ho appena finito tre quadri che sono sostanzialmente più piccoli. Adesso stò lavorando al prossimo quadro più grande. Questa è una delle conseguenze "negative" della più grande pubblicità dei miei lavori grazie alll'Illustrative!

Non hai più tempo per dei lavori liberi?

Effetivamente devo decidermi. Sempre più arrivano degli ordini per l'illustrazione editoriale che si riferisce allo stile "Ancient Cities" che ho presentato all'Illustrative. Questo mi costa molto tempo.

La grafica dei vettori - tu la utilizzi in ogni caso in modo molto complesso - è una tecnica impegnativa? Non copi solamenti degli elementi dell'immagine?

Le grafiche dei vettori sono davvero abbastanza impegnative, ma naturalemente duplico anche degli elementi, come le finestre, ma vario per lo meno i colori e la formazione delle tapparelle. Cerco sempre di trovare una fusione adeguata tra la creazione di nuovi disegni, le modificazioni e le duplicazioni afinchè l'osservatore non abbia l'impressione che me la faccio facile.

Il tuo ciclo d'immagini "Ancient Cities of Tomorrow" non è passato inosservato all'Illustrative. Che cosa vuoi trasmettere con questa serie?

Sono un grande ammiratore dell'architettura monumentale e delle metropoli. Nello stesso tempo sono cresciuto alla fine degli anni 70 e agli inzi degli anni 80 a Berlino sul Kaiserdamm. Un clima influenzato dalla sfera degli occupanti di case, lotte sulla strada, una volontà furiosa per compendi, una modernità senza successo e da una critica mordente contro i grandi progetti architettonici come la città di Gropius (Gropiusstadt) ed il quartiere "Märkisch" (Märkisches Viertel). Anche sè allora era molto giovane mi ha influenzato molto. Più tardi ho studiato storia dell'arte e storia a Berlino e mi sono concentrato sui corsi sulla storia dell'architettura. Ho seguito le parole di Kippenberger: "Fate quello che vi piace veramente, sè vi piacciono le macchine, occupatevi di macchine!" - ed io mi occupo di edifici e di strutture della città.






Quando guardiamo le tue immagine non possiamo fare almeno di pensare a Eboy (il fondatore del modo pixel). Esiste una relazione tra di voi o quello che tu fai èd un'altra cosa?

Naturalmente conosco i lavori di Eboy e li apprezzo. Un'influenza diretta però non esiste, questa sensazione si forma dall'esterno. Io non faccio lavori in modo pixel. Per quanto riguarda i nostri modi di lavori respettivi ci troviamo in due segmenti diversi. Ci assomigliamo nel soggetto delle città, della densità, forse anche della pubblicità (illuminate) ed in parte nella perspettiva che è dominata da linie parallele e non da un punto di fuga dove convergono le linie.



E il soggetto dell'architettura monumentale che inganna sulle assomiglianze?

Sì, esistono piuttosto moltissime opposizioni. Gli artisti secondo Eboy li vedo piuttosto come dei classici modernisti con la loro estetica dei pixel molto fredda. Anche i loro paesaggi delle città hanno degli elementi futuristici e contemporanei. Inoltre i pixel appartengono ad un'estetica dei tardi anni novanta dove il computer era ancora una cosa nuova ed in un certo modo viene ossequiato il culto per la macchina.



Le tue immagini ossequiano piuttosto l'anti-modernismo.

Sì, si potrebbe dire. Per questa raggione le mie città vengono definite come "retro" ed infatti non credo che c'è un edificio che possa appartenere al periodo tra 1940 e 1995 e per conseguenza non assomilglia agli edifici di Mies, Corbusier, Gropius o Liebeskind. Mi definisco come un anti-modernista anche nella densità dei dettagli, gli ornamenti e la composizione delle strade piatta come nei quadri del Medioevo.

Tu lavori anche in modo molto più dettagliato....

Gli artisti secondo Eboy devono far passare tutto attravverso il loro trasformatore di pixel. Per questo non possono concentrarsi nella pratica sui dettagli architettonici come le cornici, i cordoni, le architravi, i pilastri e le volute. Per loro la luce e le ombre non hanno nessun'importanza - bè non è quello che li interessa. Le miei fonti d'ispirazione sono piuttosto Chris Ware, Edward Hopper o Ali Mitgutsch. E naturalmente Hergé con le sue tendenze fanatiche per la ricerca sugli aeroplani, le macchine ed i treni come anche la sua Ligne claire.



Gli artisti secondo Eboy rappresentano le città con tutti i loro simboli e caratteristiche...

...le quali ricevono una particolarità attraverso i pixel che le rendono più grezze e astratte. Io invece voglio rappresentare delle città che non esistono in realtà ma con tutti i più piccoli dettagli.



Questo mi ricorda "Le città misteriose" dei fumettisti belgi Schuiten e Peters che hanno esposto tra l'altro all'esposizione mondiale di Hannover. Diresti che le tu "Ancient Cities" hanno un carattere utopico - o semi-utopico?

Le mie illustrazioni sono naturalmente utopiche - l'utopia che le citt diventino più dense, più urbane, più eterogene, più oggettive e più dettagliate. Quest'idea si trova in un contrasto completo con l'utopia architettonica della modernità classica tra gli anni venti e settanta. La mia è una nuova città utopica contro le utopie conosciute orientate verso il futuro nel senso "old is the new new".

Molti dettagli, come anche i veicoli e le pubblicità appartengono chiaramente ad un tempo passato. Eppure inserisco nella scena generale degli elementi utopici: le linie della ferrovia area si incrociano, gli aeroporti sono sul tetto e le circolazioni del traffico sono densificate. Considerando questo penso che il mio lavoro si possa senza dubbio definire come "retro-futurismo semi-utopico"

Cosa ci aspetta?

Come prossimo progetto vorrei fare del formato trasversale "Air Harbour und Train Station" l'opera mediano di un opera monumentale con circa 5 a 8 altre illustrazioni! Penso che con questo proggetto avrò.

   

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